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01 maggio 2008

Uccidiamo le presunte spie. Anche se sono bambine.

Dopo oltre sessant'anni è stata riportata alla luce la triste vicenda di Giuseppina Ghersi, la ragazzina tredicenne barbaramente uccisa perchè sospettata (senza prove, come nel più classico dei copioni stalinisti) di essere una spia al soldo della RSI.
Ero già venuto a conoscenza di questa pagina nera della storia savonese e di tutti i suoi raccapriccianti dettagli, una pagina vergognosa e da troppo tempo coperta da un muro di omertà. Solo ora viene scoperta, così come altri episodi orribili quali la corriera di Cadibona e la strage del monte Manfrei.
Alcune persone aggregatesi ai Partigiani (e sottolineo, SOLO ALCUNI) nascondendo il loro aspetto di belve feroci hanno compiuto atti vergognosi per la l'onore della nostra repubblica, atrocità non degne di un paese civile.

Sono certo che colui o coloro si siano macchiati le mani con questo delitto non rappresentassero il volere dei Partigiani. Che in tempo di guerra dei briganti assetati di sangue si aggreghino ai coloro che combattono per un ideale celando la loro propensione alla violenza ed al saccheggio è ahimè noto.
Quello che forse fa ancora più male è il voler a tutti i costi nascondere queste scomode verità.

Le dichiarazioni attuali di un'esponente dell'ANPI e di un ex consigliere comunale riportate dai giornali mi hanno fatto letteralmente rabbrividire. "La Ghersi era una spia e pertanto è stata giustiziata". Innanzitutto, l'accusa di spionaggio è di per se un'accusa servita troppo spesso ai vari regimi per liquidare persone a loro piacimento. In secundis, si trattava sempre di una ragazzina di neppure quattordici anni. Per ultimo, un'amara considerazione. Le spie, quando venivano giustiziate, venivano fucilate. Nel caso della Ghersi, non è andata così. Forse i due signori che hanno difeso l'orribile gesto ignorano che la ragazzina è stata uccisa a calci dopo aver ricevuto ogni sorta di violenze. Forse questi signori ignorano quelle convenzioni sui prigionieri di guerra chiamate "Convenzione di Ginevra". Forse credono che la barbarie di una parte autorizzi a fare lo stesso se non peggio dall'altra, alimentando un ciclo di orrore senza fine.

Diversa, per fortuna, la sensibilità di alcuni amministratori attuali che paiono essere favorevoli al ricordo di questa piccola vittima di uno dei periodi più bui della storia italiana, la guerra civile, attraverso l'intitolazione di una targa o, forse, di una via.

Riporto ora il contributo di un signore che vide il corpo di Giuseppina e che in seguito riuscì a raccogliere la testimonianza dei genitori. Lascio sul blog le dolorose testimonianze, che a me hanno gelato il cuore.

"mi avvicinai ai primi corpi di quella fila.
E proprio il primo era un cadavere di donna molto giovane; erano terribili le condizioni in cui l' avevano ridotta, evidentemente avevano infierito in maniera brutale su di lei, senza riuscire a cancellare la sua giovane eta'.
Una mano pietosa aveva steso su di lei una SUDICIA COPERTA GRIGIA che parzialmente la ricopriva dal collo alle ginocchia.
La guerra ci aveva costretto a vedere tanti cadaveri e in verita', la morte concede ai morti una distesa serenita'; ma lei , quella sconosciuta ragazza NO!!! L' orrore era rimasto impresso sul suo viso, una maschera di sangue, con un occhio bluastro, tumefatto e l' altro spalancato sull' inferno
"

"Poi ancora disse (l'autorsi riferisce alla madre, ndr) che, con molto coraggio, era andata nelle scuoli di Legino, diventate per l'occasione CAMPO DI CONCENTRAMENTO, dove Giuseppina era "detenuta" ed in effetti riusci a parlarle per pochi minuti: "ERA RIDOTTA IN UNO STATO PIETOSO; MI DISSE DI AVER SUBITO OGNI SORTA DI VIOLENZA........" (a questo punto tacque per pudore su tante nefandezze che la decenza lascia solo supporre).
Ero sconcertato e, se non avessi visto con i miei occhi l'oggetto di quel martirio, non avrei creduto a tanta ferocia! Comunque osai ancora chiedere: "Nessuno ha assistito alla sua morte?" Mi rispose il signor Ghersi: Ero io con lei; prima mi hanno preso a pugni e mi hanno colpito col calcio del fucile, perchè volevo difendere mia figlia, POI HANNO UCCISO PINUCCIA A CALCI!". Azzardai una domanda: "Ma non le avevano sparato?" Con voce alterata mi rispose : "Le spararono un colpo allaq nuca, ma la mia bambina era morente, o forse già morta!"
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