E-Mail

24 dicembre 2008

Pena di morte? Sì, e anche ai giudici.

Non può che provocarmi una rabbia senza alcun controllo la sentenza che quei bastardi di giudici hanno emesso per l'assassino della Signora Reggiani. Ora, se il marito piazzasse una pallottola in testa a quella banda di porci criminali in toga, non solo non mi sentirei di condannarlo, ma gli stringerei con vigore la mano.

Vergognatevi, bastardi!

la Corte, pur valutando la scelleratezza e l'odiosità del fatto, commesso in danno di una donna inerme e, da un certo momento in poi esanime, con violenza inaudita, non può non rilevare che omicidio e violenza sessuale sono scaturiti del tutto occasionalmente dalla combinazione di due fattori: la completa ubriachezza e l'ira dell'aggressore, e la fiera resistenza della vittima. In assenza degli stessi fattori — si legge — l'episodio criminoso, con tutta probabilità, avrebbe avuto conseguenze assai meno gravi ». Mailat, invece, a causa della reazione della vittima «non riesce ad averne ragione a mani nude» e deve usare il bastone. Però il romeno «all'epoca era ventiquattrenne, incensurato, e l'ambiente in cui viveva era degradato. Queste circostanze, assieme al dettato costituzionale secondo cui la pena deve tendere alla rieducazione, inducono la Corte a risparmiargli l'ergastolo, concedendogli le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti contestate, pur irrogando la pena massima per l'omicidio

FOnte: www.corriere.it