In morte dell'amico Renato
E così, te ne sei andato. Cercavi di rassicurarmi, nelle ultime telefonate, che saresti tornato a casa, che avremmo ripreso le nostre lunghe chiacchierate, che saresti venuto ad assistere alla mia tesi.
E anch'io cercavo di parlarti come se fosse tutto nella normalità, trattenendo le lacrime sino a quando non avessi messo giù il telefono, sapendo che comunque saresti partito da lì a poco anche se non volevi dirlo a nessuno, anche se non volevi far preoccupare i tuoi amici.
Te lo ricordi come ci siamo conosciuti? Era l'inizio della scorsa estate ed io avevo appena appreso di essere stato ripescato nel Consiglio della Seconda Circoscrizione. Mi telefonasti in qualità di Consigliere Anziano autodefinendoti "Dilettante della politica" e spiegandomi subito, in quella telefonata, come comportarsi in circoscrizione.
Poi iniziai a venirti a trovare nel tuo ufficio. Prima per imparare il mestiere, che mi spiegavi alla perfezione, anche se di fazioni opposte, poi semplicemente per lunghe chiacchierate sul quartiere, sugli scenari politici locali e nazionali, sulla tua enorme passione in merito all'argomento Kennedy e sulle Bocce. Rimanevo talmente tanto affascinato dalle tue parole che ogni volta dal breve saluto prima di tornare a casa per pranzo facevamo l'una e mezza passata, per buona pace dei nostri appetiti.
Certo, qualche momento di tensione c'è stato, ti ricordi al tempo dell'occupazione del mercatino? In quel periodo lì i rapporti tra maggioranza e opposizione erano parecchio critici, e anche tra noi un pò di discussione c'è stata..
Poi mi coinvolgesti sempre di più nella circoscrizione, e anche nell'altro tuo grande amore, la bocciofila. Già, la Boccia. Come dimenticare la tua ultima presa di posizione, quando in autunno, mentre già sapevi della malattia, ti candidasti alla presidenza e vincesti. "Anche Venturelli che mi vota, oggi è una gran giornata!" dicesti, durante l'elezione. Sino all'ultimo al servizio di quelle che sono state le tue grandi passioni e nonostante fosti minato nel corpo, con la forza di cento leoni ti assumesti anche quell'onere.
Lasci un grande vuoto, Renato.
Un grande vuoto come politico, uno degli pochi veri politici che ho conosciuto.
E un grande vuoto come amico. E mi felicita il fatto di averti potuto considerare tale nel breve periodo nel quale ci siamo conosciuti. Terrò sempre con me i tuoi consigli, le tue parole, i tuoi insegnamenti, la tua forza.
Ho ancora tante cose da dirti, un amico comune che ieri, appresa la notizia mi parlò della tua lealtà, del tuo senso dell'amicizia e della tua onestà in un episodio da libro cuore.
Del tuo funerale, in una Piazza Bologna che non era quella che avresti voluto tu, e per questo volevo rassicurarti che porterò avanti io la tua battaglia. Della casa di riposo in Villapiana che avresti voluto perchè "Chi ha sempre vissuto nel quartiere ha diritto a trascorrere l'ultima parte della sua esistenza nel quartiere". E poi, ancora, la "quota cento" mancata per un soffio, del "Tutto cambia per non cambiare niente", dei miei progetti e di tutto quanto mi sarebbe venuto in mente seduto alla tua scrivania oppure al tavolino della bocciofila, dove almeno una volta avrei voluto essere io ad offrirti il caffè ma niente, tu proprio non volevi sentire ragione.
Sai, un'ultima cosa, non per farti arrabbiare ma.. quelle persone che ieri al rosario ed oggi a messa.. Le hai viste, vero? Sembravano ad un convegno. A salutare e presentarsi, a farsi vedere e a cacciare consensi, io.. io.. Sì, va bene. Lo so come avresti risposto.
"Sei giovane, devi essere meno impulsivo. Sono uomini piccoli piccoli. Lasciali perdere."
Ora ti lascio, immagino ti avranno già chiamato per aiutare a gestire qualche circoscrizione.. e che il tuo telefonino (o cosa si usa?) sia già tempestato di messaggi di ragazze che affascinerai con le tue parole.
Un abbraccio
Alessandro
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