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11 agosto 2008

La Liguria e le fonti rinnovabili

Leggo su un sito di informazione locale il seguente articolo, che proprio mi ha lasciato a bocca aperta..


La Liguria vanta grandissime potenzialità che probabilmente non verranno valorizzate nonostante le direttive Comunitarie (tra le quali la 67/2001 CEE che prevede il raggiungimento al 21% della produzione elettrica nazionale da fonte rinnovabile) ai paesi membri dalla Comunità Europea. A tal riguardo l’obiettivo della UE, il cosiddetto 20-20-20, prevede il raggiungimento del 20% nella riduzione di emissioni di CO2, il 20 % di risparmio energetico ed il 20% di produzione di energia da fonte rinnovabile entro il 2020.

Per incentivare lo sviluppo delle rinnovabili (Solare termico, Idrico, Fotovoltaico ed eolico) il governo ha approvato il famoso conto energia con decreto del 19 febbraio 2006 (accessibile tutt’oggi) e le regioni dovrebbero contribuire attraverso l’attivazione di bandi ad hoc ed inclusione dello sviluppo rinnovabile nei PEARL (Piani Energetici Regionali), nei Piani energetici Provinciali e nei piani Urbanistici Comunali.
Eclatante il caso della Regione Toscana, che si erge a guida e brilla per incentivi sul fotovoltaico ed eolico (oggi in Toscana il privato può accedere a finanziamenti a fondo perduto fino al 20% sul fotovoltaico ed allo sgravio del 55% sull’ IRPEF per solare termico, mentre è sufficiente una DIA per installare un minieolico). In Toscana si spinge per uno sviluppo eolico che tenga conto dell’armonia tra paesaggio e sviluppo incentivando l’eolico OFF SHORE in particolar modo e prevedendo 300 MW (da eolico appunto) nel PIER 2008!

Le popolazioni liguri subiscono l’impasse delle amministrazioni che hanno deciso di non facilitare lo sviluppo sostenibile sul territorio, una reticenza che spinge le nostre amministrazioni sempre più lontano rispetto ai problemi incombenti.
Non è uno scherzo né un pesce di luglio quello che è accaduto: la Regione Liguria ha reso noto che l’eolico sarà favorito solo in certi Comuni del proprio territorio e, davvero ma davvero, nella lista mancano molti dei Comuni con serio potenziale eolico, mentre brillano territori senza alcun vento. Sarebbe interessante capire perché la Liguria boccia lo sviluppo decentrato di energia da fonte rinnovabile, unico sviluppo in grado di dare autonomia energetica a Comuni, frazioni e famiglie. Spesso l’amministrazione obietta che la Liguria produce molto più di quanto consuma: sì, vero, ma a carbone, olio combustibile e gas, con una ricaduta sull’ambiente quasi fuorilegge rispetto agli obiettivi Comunitari del 2020.

La rivoluzione rinnovabile parte da principi semplici, logici ed antichi: uno sviluppo decentrato in scala medio-piccola distribuito uniformemente sul territorio come unica soluzione al caro-petrolio ed al sempre più difficile approvvigionamento delle risorse. Tale sviluppo considera le risorse presenti come le uniche da sfruttarsi tentando di non stravolgere l’ambiente circostante. Dai pannelli solari per il riscaldamento dell’acqua al fotovoltaico, dalle biomasse all’idrico per la produzione dell’energia necessaria alle proprie esigenze.
Visto il rapporto assolutamente vincente tra costo e produzione, nel caso dell’eolico, sarebbe logico che fossero le amministrazioni comunali a pronunciarsi sulla loro disponibilità e sulle loro intenzioni in proposito.

Perché negare uno sviluppo regionale che contempli il business delle rinnovabili? Oggi è possibile dare un impulso alle attività produttive regionali permettendo lo sviluppo delle potenzialità energetiche sul territorio ed intrecciando impresa ed amministrazione nella pianificazione di attività collaterali che vanno dal turismo eco sostenibile al bio food.
La Liguria (con un irradiamento solare invidiabile pari a 1500 kWh per metro quadro di superficie) non riesce a sfruttare il sole sufficientemente, le amministrazioni bloccano l’installazione di pannelli fotovoltaici esasperando le pratiche burocratiche e rendendone molto complicata la proliferazione.

Oggi la politica energetica mondiale ci vuole tutti dipendenti dalle 7 sorelle, che gestiscono il business dell’idrocarburo e dettano i prezzi ai nostri spostamenti, in scala minore 3 mega centrali a carbone, gas e olio combustibile regolano la nostra vita elettrica distribuendo attraverso la rete ligure l’energia prodotta alla Spezia, Vado Ligure e Genova. Contemporaneamente la Regione Liguria decide che i mulini a vento ed i pannelli fotovoltaici deturpano il territorio e li vincola quindi a zone fortemente antropizzate o comunque "già impattate" purché lontane dalle dolcezze del territorio.

Qui dobbiamo distinguere tra l’ecologista del passato, che in Italia si è tradotto in negazionista, ovvero negare tutto perché tutto è impattante, e l’ecologista che guarda al futuro ed è consapevole che il nostro bel paese rimarrà tale ancora per poche decine di anni prima che i cambiamenti climatici lo trasformino in jungla o deserto. Purtroppo i funzionari della Regione Liguria preposti agli uffici di impatto ambientale fanno parte della categoria dei negazionisti, ed in quanto tali obsoleti e superati al punto che ogni qualvolta che la politica tenta di imporsi su di loro, riescono ad aggirare le direttive comunitarie mettendo ulteriori limitazioni allo sviluppo delle energie rinnovabili.
Allora eliminiamo gli uffici di impatto ambientale per l’insediamento delle energie rinnovabili, anche perché non ci sono uffici di impatto ambientale per mettere sulla strada un Tir che è visivamente più impattante di una pala eolica, uccide più avifauna di una pala eolica e per la metà del suo tragitto, come è noto, gira vuoto, scarico di merci.

[Fonte: www.mentelocale.it]