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18 luglio 2006

La guerra civile spagnola: 70° anniversario

Settant’anni fa, con la dichiarazione del colpo di stato, iniziava la sanguinosa guerra civile spagnola, che vedeva contrapposto il Colonnello Francisco Franco – autore della dichiarazione stessa - alle forze anarco-comuniste.
Alle soglie di un nuovo conflitto mediorientale, voglio ricordare le atrocità della guerra, dell’una e dell’altra parte, estraendole dal romanzo “Per chi suona la campana”, di Ernest Heminguay, dove non ci sono ideologie vittime ed ideologie carnefici, ma solo uomini abbruttiti dalla sete di violenza.

A raccontare l’episodio che segue è Pilar, compagna di Pablo, comandante di una squadra di comunisti. La donna racconta l’episodio, che vede i comunisti eseguire un massacro di una crudeltà fuori da ogni schema mentale a danni di persone “in odore di fascismo” a Maria, una giovane ragazza violentata dai soldati di Franco che avevano ucciso suo padre, sindaco repubblicano (e non comunista) di una cittadella spagnola.
Il racconto inizia con la presa di una città precedentemente in mano ai fascisti e la cattura di quattro soldati e di una ventina di prigionieri ritenuti fascisti, il cui trattamento suppongo non sia conforme alle convenzioni di Ginevra.
Ricordo che si tratta di un romanzo, ma ricordo anche che Heminguay è stato in Spagna durante la guerra civile come corrispondente di guerra e che, pertanto, suppongo i fatti da lui raccontati non siano completamente frutto della sua fantasia.

""Quando ebbero finito e non si sentì più il gemito e il pianto dei feriti, né sparare più nella caserma, Pablo e gli altri vennero fuori, e Pablo aveva in spalla il suo moschetto e in mano una pistola Maser. […] Mentre si sparava nella caserma, i quattro civiles, sudati e muti, erano rimasti incollati al muro […] “Che cosa ci farai?” Uno di loro domandò “te, ti ammazzerò”, disse Pablo. […] “Sei brutto anche tu.” disse Pablo “Assassino di contadini, spareresti a tua madre, tu”. “Io non ho mai ucciso nessuno” disse il civil. E non parlate di mia madre.” […] I quattro si inginocchiarono. Pablo passò dietro di loro e li sparò l’uno dietro l’altro, alla nuca.""

""C’erano altri fascisi in città, ma Pablo non ne fece fucilare nessuno. Li fece battere a morte con i correggiati e buttare nel fiume giù dalla rupe. […] Mentre il parroco confessava i fascisti, Pablo fece disporre su due file la gente della plaaza. Erano armati tutti con dei correggiati, di quelli che si adoperano per battere il grano. […] E quelli che non ne erano provvisti avevano dei grossi bastoni da pastore o dei nerbi di bue e certi avevano dei forconi. Alcuni avevano falci e falcetti, ma questi Pablo li aveva messi all’estremità. [I fascisti venivano fatti passare in mezzo alla folla che li batteva sino quasi ad ucciderli, per poi buttarli dalla rupe, nda]. “Perché la cosa è stata organizzata così, Pilar?” “Per risparmiare munizioni. E perché ognuno abbia la sua parte di responsabilità”""

La guerra sarebbe finita nella primavera del 1939, lasciando dietro di sé una scia infinita di vittima calcolate tra le 500.000 ed il milione.